lunedì 11 febbraio 2013 – SPORT – Pagina 55

OLTRE LE BARRIERE. Al Messedaglia chi ha perso gli arti ma non la gara. Quando lo sport
regala la voglia di vincere la vita.
«Dopo l´incidente, ho ripreso in mano la mia esistenza pedalando con le mani: l´handbike mi regala la libertà e la velocità che noi, tra tante barriere, non abbiamo»
Due, tre secondi di disattenzione possono stravolgere la vita. Disattenzione propria, quella di Marina che «scendendo in bici da San Bortolo, giro la testa un attimo, mi ritrovo con la ruota troppo vicina a quella della bici di mio marito che sta davanti, blocco con i freni, la bici si impenna, volo in avanti, non sento più le gambe, arriva l´elisoccorso, Borgo Trento, poi tre mesi all´ospedale di Lonato, nove a Negrar....». O di Gianni che «lavora sulle strade di montagna per mettere in sicurezza le rocce, cado a schiena in giù e mi trovo in... carrozzina».
Disattenzione di altri come per Andrea che «sono in motorino che sto andando al lavoro a Cerro quando, ad una "esse", impatto con l´auto di uno che aveva pensato di guadagnare pochi secondi per andare ad una cena di amici, invade la mia corsia, finisco sul parabrezza dell´auto, poi a terra, in una calda serata di luglio, il sangue che si mescola con la polvere...». O follia di altri come per Roberto che «dopo aver fatto almeno 25 incidenti con moto o auto, senza conseguenze, proprio mentre faccio soccorso stradale, davanti alla mia officina, ad un´auto in panne, vengo travolto da una macchina che arriva a 170 all´ora e mi ritrovo con una lesione all´arteria aorta».
Sono storie che possono succedere a tutti, anche se uno mai pensa possa accadere a se stesso. Gli atleti del Gsc Giambenini non vogliono spaventare, ma far capire, meditare, invitare alla riflessione e gli studenti di sette prime classi del Liceo scientifico Messedaglia ascoltano in un silenzio che non si ritrova nemmeno in chiesa. Sullo schermo scorrono «immagini forti, ma che è bene vedere», di famiglie sventrate, di bambini che giocano sul giardino di casa e vengono travolti da un´auto impazzita, di ragazzi che passano dall´euforia di una birra (o altro) in discoteca ad un groviglio di ferraglia, dalla vita alla morte. Le parole toccano, entrano nel profondo. Chi le pronuncia ha lesioni al midollo spinale (più alta è, più è grave), impossibile guarire, gambe che non si muovono, mani che non hanno forza, è la tetraplegia o la paraplegia, significa carrozzella a vita. Può accadere per un tuffo sbagliato nell´acqua bassa, per incidente domestico, una caduta dalle scale o dall´albero quando si raccoglie la frutta, ma la percentuale più alta è data dagli incidenti stradali per i giovani dai 5 ai 30 anni (e la metà succede di sabato). «E allora - dice Marina Perlato agli alunni - sottraete la chiave della macchina a chi vorrebbe guidare dopo aver bevuto». Due, tre secondi di disattenzione e i sogni svaniscono. Quello di Marina Perlato era accompagnare il marito, fortissimo alpinista e una vita tranquilla in ufficio, quello di Andra Conti «diventare un grande dell´atletica, partecipare alla maratona di New York con etiopi e keniani e magari batterli» (ed era sulla strada giusta, già nella più forte squadra al mondo, la Paf Alitrans, in preparazione per una qualificazione all´Europeo al momento dell´incidente), quello di Gianni Garbin «gareggiare sugli sci e continuare a fare il maestro di sci, nell´ambiente che tanto amavo e amo», quello di Roberto Zecchinato «fare al meglio il mestiere di meccanico». Ma la vita continua, deve continuare, sia pure in altro modo, per questo non meno gratificante. Alimentata ancora dai sogni. Lo sport li favorisce, dà forza, aiuto. Così Gianni Garbin ha «pedalato sull´handbike da Brennero a Portopalo di Capo Passero in 23 giorni, esperienza incredibile, indimenticabile» e «ora ho ripreso a sciare, stretto in un guscio che mi fa rivivere le emozioni di questo sport», mentre Roberto Zecchinato ha «nel cassetto il sogno di partire da Capo Passero e di salire sino a Capo Nord, 7mila chilometri in tre mesi».
Con l´handbike, corrono, vincono medaglie, pedalano sui passi dolomitici. Perlato: «Ho ripreso in mano la mia vita e pedalare con le mani, su questo attrezzo, mi dà sensazione di libertà, soprattutto a noi che abbiamo sempre una vita molto lenta, piena di barriere». Zecchinato: «Ho giocato a basket in carrozzina, ma vedere scorrere i paesaggi dà sensazioni inebrianti, indescrivibili». Garbin: «Sono tornato a fare le cose che amavo».
Andrea Conti è anche poeta e cantante. Dopo l´incidente, ha ripreso la scuola (è ragioniere), ha frequentato un corso di canto moderno, ha «cercato nuove situazioni in cui poter essere utile e l´ho trovata cantando nei centri per handicappati gravi e anziani». Un giorno riceve la lettera di una ragazza, si incontrano per una pizza, lei si dichiara, è innamorata di lui, si fidanzano, si sposano. Andrea racconta: «Nel 2002 abbiamo fatto l´inseminazione, col 5 per cento di possibilità di avere la gravidanza e invece è nata Veronica. È l´emozione più bella della mia vita: in quel momento ho pensato che davvero valeva la pena di vivere». Renzo Puliero