lunedì 30 luglio 2012 – SPORT – Pagina 40
GIRO D´ITALIA. Organizzatori e
atleti soddisfatti. «Lo sport può aiutare le
persone a ripartire dopo un grave trauma»

Handbike conquista Verona
E la tappa la vince Cecchetto

La maglia rosa si conferma anche sul circuito
della gara veronese Tra le donne, prima
Fenocchio In gara anche Graziella, 70 anni
Verona ha accolto nel migliore
dei modi la nona tappa del Giro d´Italia di
HandBike. Cento i concorrenti che si sono
sfidati sul circuito lungo due chilometri che si
snodava fra piazza Bra e Porta Nuova. Doveva
esserci anche Alex Zanardi, argento iridato a
cronometro e specialista della distanza a
cronometro, ma era in ritiro con la nazionale.
Per la cronaca, a tagliare il traguardo per
primo è Paolo Cecchetto dell´Asd Team Pulinet,
che indossava la maglia rosa. «Il percorso era
piuttosto tecnico e molto piacevole», è il
commento a caldo. «È andata bene, è stata dura,
ma ci tenevo a mantenere la maglia. Sono al
terzo Giro d´Italia, ci sono sempre stato fin
dall´inizio, perciò posso dirmi un veterano».
Per la categoria femminile, vince Francesca
Fenocchio, già campionessa mondiale cronometro.
Il gran finale del Giro d´Italia sarà a Sulmona,
il 23 settembre. Ma prima, c´è l´appuntamento
con le Paralimpiadi di Londra, da non perdere.
Parte del team azzurro ha già cominciato il
ritiro in vista delle gare di fine agosto.
Soddisfatti gli atleti e anche gli
organizzatori: «Siamo felici di aver portato qui
il Giro. Significa molto, in termini di
visibilità e di vivere la città in un modo
nuovo, diverso», dice Dario Bignotti.
Un´organizzazione fatta di tante anime, prime
fra tutte quella del presidente del Gsc
Giambenini, Pier Giorgio Giambenini, a cui si
affianca Maurizio Formenton, presidente
provinciale dell´Anmil, Associazione nazionale
per lavoratori mutilati e invalidi del lavoro.
A tirare le redini di tutto c´è Andrea Leoni:
«Pensare che la prima edizione del Giro d´Italia
contava sei tappe. Adesso siamo arrivati a
dieci, e se non le aumentiamo è solo per una
questione di difficoltà organizzative, perché le
richieste sono moltissime. Dobbiamo ringraziare
tutti quelli che hanno lavorato duramente
insieme a noi per permetterci di arrivare anche
qui a Verona, e il Comune, che ha voluto
metterci a disposizione la piazza principale
della città, una vera e propria vetrina».
Gli atleti sfrecciano con le loro HandBike,
delle biciclette a tre ruote mosse da un
manubrio con cui, letteralmente, si pedala con
le mani. Toccano velocità impressionanti,
soprattutto se si pensa che la gara dura più di
un´ora. Si compete, infatti, con la regola del
«Criterium»: gli atleti corrono per un´ora, al
termine della quale, con il passaggio al via del
corridore in testa alla gara, comincia l´ultimo
giro. «Il circuito deve essere pianeggiante,
vista la velocità con cui viene affrontato. Al
termine, i corridori più preparati avranno
percorso mediamente 30-35 chilometri».
Uomini e donne corrono assieme, e sebbene ci
siano delle suddivisioni tecniche in categorie,
non c´è nessuna differenza su pista. Il
concorrente più giovane è un ragazzo di 17 anni,
mentre la più anziana è un´atleta di casa
nostra, la signora Graziella Calimero, 70 anni
di Pescantina. «È una specialità senza limiti,
questa», commenta Andrea Leoni. «Non solo non
esistono differenze di sesso, di età, o di
capacità individuali, ma vorremmo in futuro
aprire la competizione anche ad atleti
normodotati, per realizzare un´integrazione
totale».
Un esempio straordinario, e che sta già dando i
primi, significativi risultati a livello
internazionale. «Abbiamo un atleta spagnolo e
uno austriaco che partecipano alle gare»,
continua Leoni. «Per noi è importantissimo,
perché siamo i primi ad aver ideato una
competizione a tappe di questa portata, e alcuni
paesi europei, come la Spagna, hanno già
dimostrato interesse. Sarebbe meraviglioso
riuscire a diventare un punto di riferimento,
proprio come lo è il Giro d´Italia per il
ciclismo. La cosa che dà più soddisfazione e che
ci spinge ad andare avanti sono proprio loro.
Tante persone con disabilità, congenite o in
seguito a incidenti, si chiudono in lo!ro
stesse, in un´immobilità sia fisica che mentale.
Noi cerchiamo di promuovere l´HandBike come una
via alternativa, un modo per uscire fuori. Li
mettiamo in contatto con le associazioni locali,
li invitiamo a provare».
Molti di quelli che provano rimangono folgorati.
E allora ecco che arrivano le gare, gli
allenamenti, un gruppo di compagni, e tanti
nuovi stimoli. «Per allenarsi si va per la
strada, nei dintorni di casa. Chi può, lo fa
anche tutti i giorni. E con la scusa di fare
movimento, c´è chi va a fare la spesa, chi va a
prendere il giornale, chi va in giro per la
città. Attività che fino a poco prima erano
state impensabili, con la sola carrozzina.
L´HandBike, proprio come una normale bicicletta,
permette di coprire distanze molto più ampie in
tempi ristretti, riaprendo porte che si
pensavano chiuse».
È della stessa idea anche Maurizio Formenton.
L´Anmil ha sostenuto questa manifestazione
perché, spiega, «come associazione ci troviamo
spesso ad avere a che fare con persone che hanno
bisogno non solo di recuperare la condizione
fisica dopo un grave infortunio, ma che devono
anche ritrovare la forza di affrontare una vita
nuova e più difficile.
Devono ricostruirsi da dentro, e questo è
possibile grazie anche allo sport. Questa
manifestazione vuole richiamare il Giro d´Italia,
avere lo stesso prestigio agonistico, e toccare
tappe strategiche, come quella di Casale di
Monferrato, zona di amianto, per sensibilizzare
tutti quanti»