In handbike sullo Stelvio. Paolo Bordignon,
del Gruppo sportivo ciclismo Giambenini, racconta con soddisfazione la sua
avventura. L’ha preparata, nel corso dell’estate, con allenamenti in altura,
nei dintorni del lago di Braies, a Prato Piazza, a San Candido. Lasciata la
macchina al primo tornante di Bormio, a quota 1.1200 metri, «attrezzato fino
all’inverosimile, lascio partire a piedi un amico ed affronto con entusiasmo
la salita, dopo breve riscaldamento». «La strada - fa presente Paolo - è
chiusa al traffico per la Stelvio Bike, alla quale mi sono iscritto, assieme
a quesi diecimila ciclisti».
Paolo comincia presto a togliersi qualche indumento. Dice: «E’
indescrivibile l’appoggio morale che ricevo da uomini, donne, ragazzi, che
mi affiancano e superano. Da un certo punto, rispondo loro solo con un cenno
del capo, dato che la stanchezza comincia ad aumentare. Faccio spesso delle
brevi soste per riprendere fiato, soprattutto nei tornanti».
Bordignon comincia ad «accusare crampi, a circa tre quarti della salita».
«Gli ultimi due chilometri - ammette - sono micidiali, specie per il ritorno
dei crampi. Dico a me stesso: la meta è lì... devo assolutamente farcela. E
dopo circa cinque ore, tra gli sguardi increduli di tutti, arrivo ai
fatidici 2.758 metri dello Stelvio. Immaginate la gioia immensa che si prova
in quei momenti».
Paolo Bordignon può godere, così, dello splendido panorama. Ed affrontare la
strada del ritorno. «In 40 minuti - dice - sono alla macchina, dopo aver
percorso, in totale 44 chilometri e mezzo, grazie alla robustezza della
favolosa handbike Giambenini-Maddiline e, soprattutto, al suo "freno a
disco", con velocità di punta oltre i 60 orari».